venerdì 12 dicembre 2014

sono libera nella vittoria e nella sconfitta

In Arabia saudita prosegue la campagna contro il divieto di guida per le donne.

Su Twitter potete seguire l'hastang: #IWillDriveMyself (guiderò me stessa).


Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.

Joumana Haddad, poetessa e giornalista libanese Joumana Haddad.

Testi consigliati:
AA.VV., Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo, Mondadori 2007.
Joumana Haddad, Ho ucciso Shahrazad. Confessioni di una donna araba arrabbiata, Mondadori 2011.
Joumana Haddad, Superman è arabo: su Dio, il matrimonio, il machismo e altre disastrose invenzioni, Mondadori 2013.

E' il lavoro che libera le donne?

Eretica nel suo blog pubblica una storia in cui si parla di precarietà femminile (qui) e si chiede:
Quante donne continuano a stare con uomini che non amano più perché non sanno dove andare? Quante sono le persone che vivono in situazioni di conflitto, insanabili, per puro bisogno?
Sembra inevitabile che il destino di una donna precaria, disoccupata sia infelice perché incapace di determinarsi se non in virtù del marito e poi mica tanto. Silvia Federici, femminista, professoressa di Filosofia politica e Studi Internazionali al New College dell’Hofstra University (NY), oppone un'alternativa : la famiglia estesa legata non da vincoli di sangue bensì di amicizia. Bellissimo articolo dal titolo sovversivo direi: Non è il lavoro che libera le donne. Buona lettura!